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L'APPOGGIO DEL PIEDE NELLA CORSA
di Orlando Pizzolato
www.orlandopizzolato.com
e-mail: Pizzorl@keycomm.it

L'appoggio del piede a terra è una conseguenza della
conformazione delle articolazioni del piede, soprattutto
dalla consistenza dei tessuti muscolari, legamentosi,
tendinei, dal raggio di inclinazione e curvatura
dell'articolazione tibio tarsica, dal tipo di fibre
muscolari e dal tipo d'impulso nervoso che le regola,
eccetera.

Nella fase di spinta invece sono le qualità muscolari
(elasticità) a fare la differenza nei tempi di reazione
con la superficie d'appoggio.

Per la maggior parte degli atleti (85-90%) il piede prende
contatto con il terreno con la parte esterna del tallone.
Quindi, in seguito all'avanzamento del peso corporeo, il
piede ruota verso l'interno e l'appoggio si trasferisce
sull'arco plantare che ne assorbe il carico. Man mano che
il peso corporeo si sposta in avanti, il piede, liberato
progressivamente da questo carico, ruota verso l'avanti e
l'esterno, per iniziare la fase di spinta. Questa catena
cinetica è tipica di chi fa distanze lunghe (fondisti e
maratoneti) e corre a ritmi lenti. Ci sono invece atleti
che, dotati di una maggior elasticità muscolare (velocisti,
saltatori e mezzofondisti), hanno un appoggio sull'avampiede
ed il tallone tocca terra solo in un secondo momento, per
una minima frazione di tempo. Solitamente questi atleti
hanno un'azione più rimbalzata e saltellante. Applicando
una maggior forza nella fase di spinta, questi atleti si
stancano precocemente e sono particolarmente a rischio
d'infortuni.

L'appoggio ideale è quello che fa perdere meno velocità
nella fase di contatto con il terreno (per intendersi è
quello che avviene sul bordo esterno del tallone) ma è
anche quello che ha un breve contatto con il terreno.
Anche il fondista ha quindi un vantaggio dal fatto di
stare con il piede poco a terra, e questo aspetto tecnico
può essere migliorato con delle esercitazioni specifiche
come gli esercizi di reattività muscolare. Ma siccome
queste esercitazioni tecniche sono abbastanza difficili
da svolgere, e non sono raccomandabili per podisti oltre
i 35-40 anni di età per l'elevato rischio d'infortunio,
la soluzione migliore è quella che prevede l'inserimento
nel piano di preparazione di numerosi allunghi (da correre
al termine di sedute di corsa lenta) e di sedute di sprint
in salita. In queste prove l'atleta deve concentrare la
propria attenzione proprio sulla spinta del piede, che
deve essere energica e rapida.

 
Articolo tratto da:

 http://www.buongiorno.it/

Contatti: info@atleticasinalunga.it
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